In libreria il nuovo libro dell’Amb. Maurizio Serra: “Munich 1938 – La paix impossible”

Maurizio Serra, Ambasciatore d’Italia (a riposo) e Accademico di Francia, ha appena pubblicato in Francia il suo nuovo libro intitolato “Munich 1938 – La paix impossible” (Perrin, 2024). E’ un saggio storico di ampio respiro sulla conferenza di Monaco che si tenne dal 29 al 30 settembre 1938, con cui l’autore aggiunge un nuovo importante capitolo ai suoi numerosi ed apprezzati studi storiografici. E’ un libro che ha suscitato già molto interesse e reazioni in Francia dove il settimanale “Le Point” ha dedicato la copertina proprio all’uscita del volume, definito “livre événement”.

L’edizione italiana uscirà in autunno presso l’editore Neri Pozza.

Questa la traduzione italiana della scheda dell’editore “Perrin”:

“Il grande libro che mancava su questo evento emblematico. Monaco, settembre 1938. Un luogo e una data che sono diventate il simbolo della capitolazione delle democrazie al totalitarismo, facendo precipitare il mondo nella Seconda guerra mondiale e l’Europa nella rovina. Come spesso accade di questi tempi, il presente ha preso il sopravvento sul passato e l’emozione ha sostituito la necessità di contestualizzare. In questo grande libro, Maurizio Serra restituisce finalmente l’evento alla storia.

Dopo una lunga ricerca, Maurizio Serra, ispirato scrittore e rigoroso storico, racconta la storia di questi due giorni che hanno cambiato il mondo: la loro origine nel 1918, il loro svolgimento, ricco di aneddoti e rivelazioni, e le loro drammatiche conseguenze. Il libro si apre con i magnifici ritratti dei quattro protagonisti (Hitler, Mussolini, Chamberlain, Daladier) e delle tre figure di spicco dietro le quinte (Beneš, Stalin e Roosevelt). L’originale costruzione è abbinata a una narrazione avvincente che delizierà il lettore e arricchirà notevolmente la conoscenza di questo periodo cruciale.

Dopo Il caso Mussolini, Maurizio Serra conferma l’ampiezza del suo talento e mette a segno un altro colpo da maestro della storiografia.”

Maurizio Serra, Munich 1938 – La paix impossible, Perrin, Paris, 2024, pp. 452, € 24,00.

Maurizio Serra (Londra, 1955), diplomatico e scrittore. È autore di una quindicina di volumi sulla cultura del Novecento, fra cui: Malaparte. Vite e leggende (Marsilio, 2012, Prix Goncourt della biografia),  L’Imaginifico. Vita di Gabriele D’Annunzio (Neri Pozza 2019), Prix Chateaubriand e Il caso Mussolini (Neri Pozza, 2021). È stato insignito, per l’insieme della sua opera, nel 2018 del Prince Pierre de Monaco e nel 2020 del Premio internazionale Viareggio-Versilia. Dal 2020 è il primo italiano eletto membro dell’Académie Française. 

La storia dei mercenari nel nuovo libro dell’Amb. Domenico Vecchioni

L’Amb. Domenico Vecchioni, da ultimo Ambasciatore d’Italia a Cuba, ci ha ormai abituato a libri dedicati a diversi aspetti della storia e a diversi personaggi di interesse storico, talvolta meno studiati. Il suo ultimo libro intitolato “Mercenari. Il mestiere della guerra dall’antica Grecia al Gruppo Wagner”  (Diarkos, 2024) conferma questo suo impegno storico divulgativo, sempre molto attento anche ad alcuni fenomeni che caratterizzano il nostro tempo. Domenico Vecchioni racconta non solo la storia, ma le storie dei mercenari, del loro impiego nelle situazioni più eclatanti e del loro attuale inquadramento giuridico, con riferimento alle particolari situazioni esistenti nei principali Paesi, con ritratti di uomini (il francese Bob Denard, il tedesco Siegfried Muller, l’italiano Tullio Moneta, il britannico Michael Hoare, e tanti altri) dalla vita avventurosa, complicata, piena di colpi di scena e che vale senz’altro la pena di raccontare.

Questa la scheda dell’editore:

“La storia del mercenarismo è la storia della guerra. Dai Diecimila guerrieri greci andati a combattere in Asia sotto le insegne di Ciro il giovane ai moderni contractors delle compagnie private americane e russe, il mestiere delle armi – offerte al miglior offerente – si è reso protagonista ovunque un campo di battaglia avesse bisogno dei suoi servizi: versare sangue, il proprio e quello del nemico, per una paga, o semplicemente un bottino. Come, nel Medioevo, la Guardia variaga dell’imperatore di Bisanzio, composta da guerrieri vichinghi, o nel Rinascimento le italiche compagnie di ventura, guidate da celebri condottieri al soldo del Principe, passando per i sanguinari lanzichenecchi tedeschi e i famigerati quadrati svizzeri. Con l’ascesa dello Stato moderno, e quindi degli Eserciti nazionali, i professionisti della guerra perdono terreno, per poi riemergere dalla seconda metà del XX secolo nei conflitti decoloniali, nelle guerre civili e nelle “società di sicurezza”. Il “soldato di fortuna” è tornato di recente al centro dell’iniziativa bellica, dai teatri dell’Africa a quello ucraino, apparentemente deciso a restarci e ad accompagnare le tragiche trasformazioni della guerra.”

Domenico Vecchioni, Mercenari. Il mestiere della guerra dall’antica Grecia al Gruppo Wagner, Diarkos, Santarcangelo di Romagna, 2024, pp. 304, € 19.00.

Per maggiori informazioni sull’autore è possibile consultare il suo sito personale: http://www.domenicovecchioni.it/ 

Una lista completa dei suoi oltre 40 libri è disponibile qui

Domenico Vecchioni, diplomatico, ha ricoperto importanti incari- chi alla Farnesina e all’estero. La sua ultima missione è stata quella di ambasciatore d’Italia a Cuba. Dopo aver lasciato il servizio attivo, si è dedicato alla divulgazione storica, con particolare predilezione per le biografie politiche e il mondo dello spionaggio. Collabora con diverse riviste di storia, in particolare «Bbc History Italia» e Conoscerelastoria.it. È autore di una quarantina di libri. Per Diarkos ha pubblicato I signori della truffa. Inganni e raggiri che hanno fatto epoca (2021), Pablo Escobar. Vita, amori e morte del “re della cocaina” (2021), Legione Straniera. Storia, regole e personaggi (2022) e Lo sbarco in Normandia. D-Day: il giorno più lungo (2023).

La versione digitale del libro “Somalia” dell’Amb. Claudio Pacifico nella Biblioteca digitale

Grazie alla disponibilità dell’autore, è stata inclusa la versione digitale del libro “Somalia. Ricordi di un mal d’Africa italiano” pubblicato dall’Amb. Claudio Pacifico nel 1996, nella “Biblioteca digitale dei diplomatici italiani”.
Si tratta di un libro, ormai introvabile, di particolare rilevanza per tutti coloro che sono interessati ad approfondire le vicende storiche di un Paese come la Somalia che continua a dibattersi in una profonda crisi che non vede una fine. Memorabili sono le pagine del libro in cui viene descritta, in prima persona, la drammatica evacuazione degli italiani in Somalia nel 1991 organizzata dalla nostra Ambasciata a Mogadiscio.  

Il libro può essere scaricato all’indirizzo:
https://diplosor.wordpress.com/biblioteca-digitale-dei-libri-di-diplomatici-italiani/#Pacifico
sia in una versione ad alta risoluzione (di dimensioni maggiori) sia a bassa risoluzione.

Questa la descrizione del libro dal risvolto di copertina:

“Nei ricordi di un diplomatico italiano, la storia degli ultimi 50 anni dell’Italia in Somalia e una chiave di lettura diversa, dalla parte dei somali, per spiegare una crisi che l’Occidente non è, al fondo, riuscito a capire. L’Autore rivive la sua esperienza in un Paese sconvolto da una guerra devastatrice. Pagine intense testimoniano le speranze dell’AFIS, la breve illusione dell’Indipendenza e della Democrazia, la terribile guerra dell’Ogaden, gli anni del regime di Siad Barre, le contese tribali e i ripetuti tentativi di evacuazione dei connazionali. E, dietro al dramma di una guerra, il ruolo di un Occidente “ottuso”, incapace di comprendere l’anima selvaggia di un popolo libero e disposto a morire in nome del suo credo. A momenti di intensa drammaticità si alternano i racconti di vita fatti di amicizie sincere, di cacce al bufalo secondo il secolare rito del safari, in una simbiosi totale con la natura e gli animali. Lo sguardo si perde oltre l’orizzonte di interminabili pianure, in tramonti di fuoco, nelle corse degli animali liberi, per fissarsi, infine, in immagini indelebili.” 

Claudio Pacifico. Somalia. Ricordi di un mal d’Africa italiano, Edimond, Città di Castello, 1996, pp. 572.

Nato a Roma nel 1947, dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’Università La Sapienza, Claudio Pacifico si è specializzato in discipline internazionali alla Johns Hopkins University di Bologna e al Winston Churchill College di Cambridge. Nel 1974 ha iniziato una carriera diplomatica durata 38 anni, durante la quale ha svolto servizio in molti luoghi di cruciale importanza per gli interessi del nostro Paese, ma anche in molte sedi spesso difficili e pericolose, se non addirittura veri e propri teatri di guerra come: l’Iran, la Somalia, il Sudan, la Libia, il Bangladesh. Nel 1991 è stato nominato per la prima volta Ambasciatore d’Italia a Dhaka in Bangladesh.Negli anni a seguire, è stato insignito di una lunga serie d’incarichi sempre più importanti: Ambasciatore in Sudan, in Libia, in Egitto e qui Rappresentante italiano presso la Lega Araba. Nel gennaio del 2008, è stato nominato, al grado apicale della carriera diplomatica, Ambasciatore di grado. Saggista e scrittore, è stato anche impegnato nella stesura di molti articoli e saggi di analisi e politica internazionale, tradotti e pubblicati anche in inglese e arabo. Dal 2013 è presidente della casa editrice tifernate LuoghInteriori e presidente dell’Istituto Euro-Mediterraneo e per il Mondo Arabo. 

“I rapporti tra Italia e Marocco nel XIX secolo” nel terzo volume della collana “Memorie e studi diplomatici”

È stato pubblicato uscito il terzo volume della Collana “Memorie e studi diplomatici” della casa editrice Editoriale Scientifica. Si tratta del libro intitolato “I rapporti tra Italia e Marocco nel XIX secolo. Dall’Italia a Tangeri, da Tangeri all’Italia” di Federica Onelli, Funzionario archivista di Stato presso l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, Bahija Simou, Direttrice degli Archivi Reali del Regno del Marocco e Luciano Monzali, Professore di Storia delle relazioni internazionali dell’Università degli Studi di Bari. 

Il volume ricostruisce il quadro delle relazioni bilaterali tra i due Regni nel corso del XIX secolo ed offre approfondimenti sul momento di avvio delle relazioni diplomatiche all’inizio dell’800 e sulle interazioni tra i due Paesi nei decenni conclusivi dello stesso secolo, quando l’Italia e il Marocco si trovarono ad essere attori del complesso gioco diplomatico dell’epoca dell’Imperialismo nello scacchiere mediterraneo.

La prefazione del libro è dell’Amb. Armando Barucco, attuale Ambasciatore d’Italia in Marocco che ben riassume la natura del libro: “I saggi raccolti nel volume dialogano tra loro. Lo studio introduttivo di Luciano Monzali offre una prospettiva d’insieme delle relazioni bilaterali nel corso del XIX secolo mentre gli scritti di Federica Onelli e di Bahija Simou approfondiscono delle tematiche solo accennate nelle pagine del professor Monzali. Tale struttura accompagna il lettore partendo dalla conoscenza delle dinamiche internazionali dell’area del Mediterraneo occidentale e delle strategie adottate in quel contesto dai governi europei, giungendo all’esame di aspetti e momenti più specificatamente italo-marocchini.” 


Federica Onelli, Bahija Simou, Luciano Monzali, I rapporti tra Italia e Marocco nel XIX secolo. Dall’Italia a Tangeri, da Tangeri all’Italia, Editoriale Scientifica, Napoli, 2023, pp. 256, 16,00 € 

La versione digitale del libro è liberamente disponibile online sul sito dedicato alla Collana: https://diplosor.wordpress.com/collana-di-libri/

La collana “Memorie e studi diplomatici“, diretta da Stefano Baldi, è dedicata a valorizzare figure ed attività della diplomazia italiana attraverso testimonianze e ricerche condotte da studiosi e storici. Tutti i libri della collana sono normalmente acquistabili in libreria e possono liberamente consultati online nella versione digitale.

Federica Onelli è Dottore di ricerca in Storia delle relazioni internazionali, funzionario archivista di Stato presso l’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, autrice di studi e ricerche dedicate alla politica estera italiana, con specifico riguardo all’ambito mediterraneo ed alla vicenda della diplomazia nazionale nel suo sviluppo storico.

Bahija Simou è Dottore di ricerca presso l’Università della Sorbona e presso l’Università Mohammed V di Rabat, direttrice degli Archivi Reali del Regno del Marocco, esperta di storia militare, autrice di saggi dedicati alla storia del Marocco ed alla sua proiezione internazionale.

Luciano Monzali è Professore di Storia delle relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Bari (Associato dal 2005, Ordinario dal 2018). Membro di comitati scientifici di riviste ed istituti storici, vanta una ricchissima produzione storiografica centrata su temi balcanici e mediterranei e sull’evoluzione delle correnti storiografiche in Italia. 

Pubblicato “La mia tela yemenita”, le straordinarie memorie dell’Amb. Amedeo Guillet

L’Amb. Amedeo Guillet è uno dei diplomatici italiani con una vita straordinariamente avventurosa. Non è certo un caso che su di lui siano state scritte ben due biografie, entrambe molto interessanti ed avvicenti da leggere. Si tratta di quella di Vittorio Dan Segre, “La guerra privata del tenente Guillet” (Corbaccio Editore, 1993) e quella di Sebastian O’Kelly, “Amedeo. Vita, avventure e amori di Amedeo Guillet, un eroe italiano in Africa Orientale” (Rizzoli, 2002).

Grazie all’impegno dei due curatori, il figlio Alfredo Guillet e Rosangela Barone, all’interesse dell’Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente (ISMEO) e al contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione italiana è stato pubblicato qualche tempo fa un’imponente opera di Amedeo Guillet dal titolo “La mia tela yemenita” (ISMEO, 2022).

Come sottolinea l’Amb. Pasquale Terracciano in una nota all’inizio del libro “La mia tela yemenita non è solo un libro di straordinarie memorie, ma anche una significativa fonte storiografica, a disposizione di chi vorrà approfondire alcuni momenti cruciali nella storia dello Yemen e del ruolo svolto dalla diplomazia italiana al tempo.”

Il libro mette anche in luce gli storici rapporti privilegiati fra Italia e Yemen ed il ruolo dell’uno a favore dell’altro. Tra i tanti esempi di questo rapporto privilegiato si può ricordare da un parte che l’Italia fu il primo stato a riconoscere l’indipendenza dello Yemen dall’Impero ottomano e, dall’altra, che lo Yemen ha avuto un ruolo importante in favore dell’Italia nel quadro dei negoziati alle Nazioni Unite sulla questione del Trentino Alto-Adige. 

Le quasi mille pagine de “La mia tela yemenita” sono suddivise in due volumi, ricchissimi di approfondite note esplicative e bibliografiche e soprattutto di foto ed illustrazioni originali. Un eccezionale album di immagini che ripercorre tutta la vita di Amedeo Guillet e permette di scoprire e conoscere tanti altri aspetti della sua personalità e delle sue passioni. 

Per comprendere meglio la natura del libro è importante leggere le note esplicative dei due curatori che sono qui riportate solo per la parte iniziale:
“L’obiettivo dell’Autore, Amedeo Guillet, nel dettare il presente testo è stato quello di lasciare alle successive generazioni di Yemeniti e delle persone interessate allo Yemen, quindi non solo ad un ristretto numero di specialisti, il contributo di testimonianze emerse dalla sua associazione con lo Yemen e gli Yemeniti nel corso nella sua non breve esistenza. La sua scomparsa prima della revisione delle bozze di La mia tela yemenita ha posto i sottoscritti curatori, suoi assistenti nella stesura del testo («garzoni di bottega» del «maestro tessitore») di fronte alla drammatica alternativa: abbandonare il progetto di pubblicazione o farsi carico della responsabilità della revisione delle bozze e dell’affidamento del testo alle stampe – una responsabilità pesante, se si tiene conto che parte della dettatura da parte di Amedeo Guillet è stata fatta in età avanzata e che un buon numero di descrizioni di eventi e personaggi ‘secondari’, a suo tempo fatte, sarebbero state probabilmente soppresse da lui, se avesse curato personalmente la pubblicazione. Noi curatori, di converso, abbiamo ritenuto importante preservarle, in particolare quelle evocative di atmosfere non conosciute – spesso inimmaginabili – da parte delle attuali generazioni dei Paesi coinvolti.”  

Amedeo Guillet, La mia tela yemenita, (a cura di Rosangela Barone e Alfredo Guillet), ISMEO, Roma, 2022, 2 Voll., pp. 981, € 150.

I due volumi possono essere consultati gratuitamente in versione digitale sul sito del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale (Volume 1Volume 2).  

Amedeo Guillet, detto Comandante Diavolo, (1909 – 2010), è stato un ufficiale della cavalleria italiana e un diplomatico italiano. Come diplomatico, a partire dal 1947 prestò servizio a Il Cairo. Nel 1956 fu nominato incaricato d’affari prima e Ministro plenipotenziario poi, nello Yemen (1956-1962). Fu in seguito Ambasciatore d’Italia in Giordania (1962 – 1968) e in Marocco (1968 – 1971). Concluse la sua carriera come Ambasciatore in India (1971-1975). Sono state scritte su di lui due biografie da Vittorio Dan Segre e da Sebastian O’Kelly. Ha vissuto fra l’Irlanda e l’Italia ed è morto a Roma nel 2010 all’età di 101 anni. 

L’Eredità italiana a Filadelfia nel libro curato da Andrea Canepari, pubblicato da Treccani

E’ appena stato pubblicato dall’editore Treccani, la versione italiana del volume “L’Eredità italiana a Filadelfia Storia, Cultura, Persone e Idee” curato da  Andrea Canepari e Judith Goode. Canepari, già Ambasciatore d’Italia nella Repubblica Dominicana, è stato Console Generale d’Italia a Filadelfia e nel corso degli anni trascorsi in questa funzione ha approfondito diversi aspetti della storica presenza e dell’influenza italiana nella città statunitense.
La prefazione del libro è dell’Amb. Riccardo Guariglia, Segretario generale del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale che scrive: “L’eredità italiana a Filadelfia ha il pregio di coniugare il doveroso ricordo dell’emigrazione italiana – vero vettore dell’italianità nel mondo – con la valorizzazione delle tante iniziative attuate dal ministero e dalla sua rete di sedi all’estero per promuovere l’Italia al di là degli stereotipi.”

Questa la scheda descrittiva dell’editore:
“Le arti e la cultura italiane hanno avuto un’influenza significativa su Filadelfia risalente a Thomas Jefferson e ai tempi coloniali. Nel corso dei decenni successivi, gli stili artistici e architettonici italiani fiorirono e i ricchi abitanti di Filadelfia viaggiarono in Italia e riportarono oggetti da esporre nelle istituzioni emergenti dell’arte e della cultura. La nuova immigrazione formò quartieri – come South Philly, sede dell’Italian Market – e leader aziendali italiani, politici, artisti, musicisti e sportivi sono venuti alla ribalta e sono diventati parte del tessuto sociale della città.

Questo pregevole volume celebra la storia, l’impatto e l’eredità di questa vibrante comunità, tracciando quattro periodi di trasformazione chiave nelle strutture politiche, economiche e sociali della città. I curatori e i collaboratori raccontano le dinamiche mutevoli della città con l’insediamento degli immigrati italiani e di come questi continuino ad avere interazioni vivaci con le persone e le istituzioni in Italia.Quarantadue saggi interdisciplinari, insieme a quasi 250 splendide immagini, esplorano le mutevoli prospettive e stili di coloro che hanno contribuito alle influenze italiane. Come viaggiatori da e per l’Italia, i coloni e i loro discendenti hanno portato pratiche culturali quotidiane, ricordi e tradizioni, hanno creato diverse esperienze italo-americane che sono diventate parti importanti della cultura americana, un’eredità che sta prosperando nella contemporanea e globalizzata Filadelfia.” 

Andrea Canepari e Judith Goode (a cura di), L’Eredità italiana a Filadelfia Storia, Cultura, Persone e Idee, Treccani, Roma, 2023(L’edizione statunitense è stata pubblicata da Temple University Press nel 2021.)

Andrea Canepari è un diplomatico italiano, già Ambasciatore in Repubblica Dominicana e Console Generale a Filadelfia. E’ stato Capo dell’Ufficio Commerciale dell’Ambasciata in Turchia ed ha lavorato presso l’Ambasciata a Washington. Promotore di sinergie tra le comunità estere e l’Italia, ha promosso iniziative di diplomazia pubblica, per le quali ha ricevuto nel 2016 il premio biennale Global Philadelphia Award dalla Temple University e nel 2022 il Dottorato Honoris Causa in Humane Letters dall’American University of Rome. È co-curatore di “The Italian legacy in Washington, D.C.: architecture, design, art and culture” (Skira 2007), curatore di “L’eredità italiana nella Repubblica Dominicana: Storia, Architettura, Economia e Società” (Allemandi, 2021 e St. Joseph University Press, 2021) e co-curatore di “The Italian legacy in Philadelphia: history, culture, people, and ideas” (Temple University Press, 2021). È laureato in Economia Politica in Bocconi, in Giurisprudenza a Parma ed ha conseguito il Master of Laws (LL. M.), University of Pennsylvania.

Judith Goode è Professoressa Emerita di Antropologia e Studi Urbani all’Università di Temple. È co-curatrice di “The New Poverty Studies: L’etnografia del Potere, della Politica e delle Persone Indigenti negli Stati Uniti” e co-autrice di “Ridisegnare le Relazioni Etniche e Razziali a Filadelfia: Immigrati in una Città Divisa” (Temple) e “L’Antropologia della Città: Un’Introduzione all’Antropologia Urbana”. Nel 2000 le è stato assegnato il Premio per il Riconoscimento Distinto nello Studio Critico del Nord America dalla Società per l’Antropologia del Nord America.

Ristampato il libro dell’Amb. Luigi Vittorio Ferraris sugli Accordi di Helsinki del 1975

È stato ristampato un importante volume originariamente pubblicato dall’Amb. Luigi Vittorio Ferraris nel 1977 e ormai introvabile. Si tratta del libro “Testimonianze di un negoziato. Helsinki – Ginevra – Helsinki 1972-75“, un testo fondamentale per ricostruire l’intenso lavoro diplomatico che portò agli accordi di Helsinki del 1975, l’Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa. La nuova edizione del libro che è stata realizzata a cura dell’Associazione Amici di Luigi Vittorio Ferraris ha una introduzione del Prof. Luca Micheletta.
Il volume assume particolare importanza in vista del cinquantesimo anniversario degli Accordi di Helsinki che ricorrerà nel 2025 e si colloca nel filone di ricerca e di documentazione del ruolo che l’Italia ha svolto nelle varie fasi del processo che ha portato alla creazione dell’attuale Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. In questo filone va anche ricordato il libro dell’Amb. Antonio Armellini “L’ Italia e la Carta di Parigi della CSCE per una nuova Europa“, pubblicato recentemente e disponibile online.

Dalle note della quarta di copertina del libro di Luigi Vittorio Ferraris:

“Questo libro fu pubblicato per la prima volta nel 1975, subito dopo la firma dell’Atto Finale di Helsinki, a cura di Luigi Vittorio Ferraris, uno dei più importanti esponenti della diplomazia italiana del Novecento e uno dei testimoni del negoziato. Con questa pubblicazione si vollero documentare risvolti e difficoltà della trattativa, mostrare il buon merito della politica estera dell’Italia e quello spirito di Helsinki che guidò tutti i protagonisti, convinti che la pace nel mondo si costruisse a cominciare da un continente europeo che doveva ritrovare la sua unità, e che su questa pace riposassero le speranze di affrontare le sfide globali del futuro.”

Luigi Vittorio Ferraris,  Testimonianze di un negoziato. Helsinki – Ginevra – Helsinki 1972-75, Tab edizioni, Roma, 2023, pp. 948, € 60,00.

È possibile consultare l’indice e le prime pagine del libro sul sito della casa editrice

Luigi Vittorio Ferraris (1928-2018) è stato un diplomatico, consigliere di Stato e professore universitario. Dopo la laurea in giurisprudenza (1949), è entrato in diplomazia nel 1952 e ha concluso la sua brillante carriera come ambasciatore in Germania (1980-1987). Consigliere di Stato dal 1987 al 2000, ha partecipato attivamente alla CSCE a Helsinki e Ginevra (1972-1975). Autore di numerosi libri e articoli, dal 1976 ha insegnato relazioni internazionali in diverse università italiane.

Pubblicato “Diplomazia liberale. Istituzioni e uomini dall’Unità alla Repubblica” di Gerardo Nicolosi

Il libro segnalato questa settimana è di grande interesse per conoscere la storia della diplomazia italiana. Si tratta del volume “Diplomazia liberale. Istituzioni e uomini dall’Unità alla Repubblica”  (Luni Editrice, 2023), di Gerardo Nicolosi, Professore ordinario dell’Università di Siena. Nel ripercorrere la storia italiana dall’Unità alla nascita della Repubblica, l’autore illustra ed analizza le diverse riforme del Ministero degli Affari Esteri e soprattuto approfondisce vicende e personalità di una serie di diplomatici italiani di particolare rilievo in questo periodo. Solo per citarne alcuni: Costantino Nigra, Giacomo Malvano, Alberto Pansa, Vincenzo Macchi di Cellere, Francesco Taliani de Marchio, Pietro Tomasi della Torretta, Salvatore Contarini, Carlo Sforza, Pietro Quaroni, Luca Pietromarchi, Renato Prunas e Vittorio Zoppi.

Questa la scheda descrittiva del libro preparata dall’editore: 
“Questo libro ricostruisce l’ordinamento dell’amministrazione degli Affari Esteri dalle leggi d’Azeglio del 1849 sino all’ordine di servizio Sforza del luglio 1947. È una storia istituzionale e amministrativa, che si intreccia alle vicende biografiche e professionali di alcuni importanti diplomatici italiani. 
Non sempre quando si studia la storia delle istituzioni, si fa abbastanza attenzione agli uomini che le animano, alle loro vite, ai contesti famigliari e sociali di provenienza, ai percorsi della loro carriera e ai legami personali che prendono corpo all’interno dell’amministrazione. A partire dalla “rivoluzione” diplomatica di Cavour, che segna una cesura con la tradizione della diplomazia sarda, quello che emerge da questi profili è una grande omogeneità, culturale e funzionale, che derivava dalla consapevolezza di essere una élite che aveva avuto un ruolo chiave nel processo di costruzione dello stato unitario.

Nella storia complessiva che qui si restituisce, che è anche una storia politica, è possibile riscontrare una sostanziale continuità, una tenuta dei metodi comportamentali, delle prassi di conduzione degli affari, degli stili, nonché dei principi guida della politica estera, che si sono trasmessi tra generazioni di diplomatici, a volte soffertamente, diciamo anche “carsicamente”, come nel caso del periodo fascista, ma che sono stati pronti a riemergere una volta ritornati alla normalità democratica. Questo spiega anche il titolo scelto per questo volume: per diplomazia liberale non si fa riferimento a una collocazione politica, ma a un modo di interpretare la propria funzione, a una condivisione di principi e di valori che sono a fondamento dello stato per il quale la diplomazia è chiamata a prestare il suo servizio.”

Gerardo Nicolosi, Diplomazia liberale. Istituzioni e uomini dall’Unità alla Repubblica, Luni Editrice, Milano, 2023, pp. 272. €23,00.

Un’interessante recensione del libro scritta da Eugenio di Rienzo è disponibile sul Corriere della Sera online 

Gerardo Nicolosi insegna Storia contemporanea e Storia dei movimenti e dei partiti politici presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell’Università di Siena. Si è occupato di storia delle élites politiche e amministrative in età liberale, di storia del colonialismo italiano e di storia del liberalismo in Italia tra Otto e Novecento. È autore di numerosi saggi in riviste scientifiche e volumi collettanei e dei volumi Imperialismo e resistenza in Corno d’Africa (Rubbettino, 2002); Risorgimento liberale. Il giornale del nuovo liberalismo (Rubbettino 2012), La Provincia di Siena in età liberale (Rubbettino 2012, nuova edizione). È stato curatore di A. Dante Coda, Un malinconico leggero pessimismo. Diario di politica e di banca (1946-1952) (Olschki, 2018).

L’arrivo di Alberto Bellardi Ricci a Montevideo nel 1938

Il breve scritto di Gianni Marocco, già Ambasciatore in El Salvador ed in Paraguay, dal titolo “L’arrivo di Alberto Bellardi Ricci a Montevideo nel 1938” appena pubblicato (in versione esclusivamente digitale), costituisce il primo volume dei “Quaderni della collana Memorie e studi diplomatici”.

Un divertissement, più che un breve saggio, nel quale si abbozzano memorie del tempo perduto (1938), di una diplomazia italiana in quello sperduto angolo di mondo, che era allora l’Uruguay, nel momento del cambio di un Capo Missione, nell’anno fatidico della Conferenza di Monaco e delle Leggi Razziali. L’anticamera dell’inferno. Un Paese con meno di due milioni di abitanti, di cultura e popolazione quasi esclusivamente europea, laica, democratica. Attività per certi versi lontana da quella odierna (abissale la distanza tecnologica), ma per certi versi non molto dissimile, giacché la Residenza, ad esempio, è rimasta la stessa, pur senza vari domestici in livrea, precettori, governanti e… sguattere! Ed identici gli scopi di una missione diplomatica permanente: favorire ed incrementare le buone relazioni bilaterali.

Gianni Marocco, L’arrivo di Alberto Bellardi Ricci a Montevideo nel 1938, Quaderni della collana “Memorie e studi diplomatici, 2023, pp. 33 (solo versione digitale).

I “Quaderni della collana Memorie e studi diplomatici” nascono su iniziativa e sotto la direzione di Stefano Baldi e sono destinati a raccogliere specifiche testimonianze o brevi studi di carattere diplomatico volti a far conoscere personaggi ed episodi di storia diplomatica. I quaderni sono disponibili solo in versione digitale e possono essere liberamente scaricati alla pagina: https://diplosor.wordpress.com/quaderni/

Gianni Marocco nato a Torino nel 1949, laureato con Luigi Firpo in Scienze Politiche e con Franco Venturi in Lettere Moderne all’Università di Torino, Borsista della Fondazione Luigi Einaudi di Torino, ricercatore, autore di varie pubblicazioni e saggi sull’età dell’Illuminismo, la storia ed attualità latinoamericana; autore di narrativa varia e noir, opinionista, in passato pittore e fotografo amateur, residente oggi nel buen retiro di Montevideo, vedovo, con figli e nipoti, città dove iniziò la sua attività all’estero quale Secondo Segretario il 1 febbraio 1980. Funzionario della Carriera Diplomatica dal 1978 alla fine del 2009. È stato, tra l’altro, Console Generale a Bahía Blanca, Porto Alegre e Rosario, Ambasciatore a El Salvador ed Asunción del Paraguay.

La vita romanzesca di Rodolfo Siviero nell’ultimo libro di Giorgio Radicati

Un altro libro si aggiunge alla produzione letteraria dell’Amb. Giorgio Radicati, da ultimo Ambasciatore d’Italia a Praga. Si tratta di “Agente segreto 1157. La vita romanzesca di Rodolfo Siviero, un formidabile cacciatore di opere d’arte trafugate” (Mazzanti Libri, 2023), dove l’autore racconta la storia e le vicende di Rodolfo Siviero. Oltre ad essere uno storico dell’arte, Siviero era anche un agente segreto che divenne noto per la sua attività di recupero delle opere d’arte trafugate dall’Italia nel corso della seconda guerra mondiale.

Questa la scheda dell’editore:
“La narrazione dell’incessante attività predatoria di beni artistici in Italia svolta dai nazisti durante la seconda guerra mondiale e del loro, seppur parziale e a volte rocambolesco, recupero consente all’Autore di tracciare liberamente il profilo e celebrare le gesta di un personaggio quasi unico nel suo genere, Rodolfo Siviero, trasformatosi in pochi anni da spia al soldo del fascismo in volontario strenuo difensore, sotto varie vesti, del patrimonio culturale nazionale, restando per molto tempo, come si dice comunemente, in paradiso a dispetto dei santi. Nel racconto di mezzo secolo di storia vengono ricordati gli episodi più significativi del rapporto fra nazismo, fascismo, arte e cultura nonché viene ripercorsa la tragedia bellica e rievocata la lotta partigiana per poi descrivere l’azione dell’organizzazione criminale, per lo più di stampo mafioso e con ramificazioni internazionali, sorta nel dopoguerra e specializzatasi proprio nel campo del traffico clandestino delle opere d’arte, molte delle quali autentici capolavori presenti, purtroppo ancora oggi, in prestigiosi musei e famose collezioni private. La storia è corredata da un’accurata descrizione di numerosi capolavori oggetto di desiderio, a volte anche morboso, nonché da valutazioni critiche di epoche storiche e movimenti artistici cui le suddette opere d’arte appartengono dopo essere passate al vaglio dallo sguardo, esperto e sensibile, dell’Agente 1157 Rodolfo Siviero.”

Giorgio Radicati, Agente segreto 1157. La vita romanzesca di Rodolfo Siviero, un formidabile cacciatore di opere d’arte trafugate, Mazzanti Libri, Roma, pp. 504, €20.00.

Giorgio Radicati, nato a Roma, ha iniziato la sua carriera diplomatica nel 1967, rappresentando l’Italia in Europa, Stati Uniti, Sud America. Dal 1978 al 1984 presso il Ministero degli Affari Esteri, è stato Capo dell’Ufficio Africa Sub Sahariana per la Cooperazione e lo Sviluppo. Successivamente ha ricoperto la funzione di Console Generale a New York, Ambasciatore a Praga e Rappresentante OSCE a Skopje. In parallelo all’attività diplomatica si è dedicato alle arti visive ed alla letteratura, pubblicando diversi libri.

Un lista dei libri pubblicati da Giorgio Radicati è disponibile sul sito della “Penna del diplomatico.